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STORIA DELLA MEDICINA

Mito e Medicina (a cura di Marco Rossi)

Introduzione Lo studio della letteratura greca antica non rappresenta soltanto una consolatio, un otium o un remedium contro le afflizioni della vita quotidiana, ma anche una inesauribile fonte di informazioni in campo medico. In particolare, dalla lettura dei miti greci possiamo trarre numerose notizie di carattere medico.

La medicina greca: le fonti
Le opere più ricche di riferimenti sono rappresentate dagli Inni omerici, dalla Biblioteca di Apollodoro, dalle opere di Esiodo e dall’Iliade e dall’Odissea di Omero. Ovviamente il “Corpus Hyppocraticum” che raccoglie gli insegnamenti del padre della moderna medicina è una fonte inesauribile di insegnamenti, come pure gli scritti di Galeno. Ma anche le opere di carattere storico di Erodoto, di Tucidide, di Plutarco, o le opere dei grandi tragici come Eschilo, Sofocle, Euripide contribuiscono ad arricchire quella branca della storia che è la storia della medicina. In questo articolo passeremo in rassegna i riferimenti medici presenti nella mitologia greca.

Medicina e mito
Il mito è un racconto che descrive eventi la cui comprensione è difficile per l’uomo antico. Si tratta di una modalità di rappresentazione semplificata di fenomeni complessi. Nell’antica Grecia i processi morbosi venivano considerati come la conseguenza di una punizione divina. Se l’uomo aveva offeso il dio o non aveva celebrato riti sacrificali in misura adeguata per placarne l’ira, il dio inviava sofferenze, malattie e morte. Il processo di guarigione non era contemplato, anche perché molto frequentemente l’uomo moriva per effetto dei processi morbosi stessi. Gli dei dell’Olimpo (FOTO 1 E 2) erano immortali, immuni da malattie e sofferenze; erano litigiosi, vendicativi, inclini ai vizi, spesso dediti agli amori extra-coniugali e al tradimento. Se l’uomo, essere mortale, non venerava adeguatamente gli dei o se si macchiava di empietà, veniva punito con dardi invisibili ed infallibili o per mezzo della folgore di Zeus. (FOTO 3 E 4)

Pandora e la nascita delle malattie.
Ma come nacquero le malattie?
In origine, nella mitica età dell’oro, l’uomo non si ammalava e soprattutto non lavorava poichè la terra produceva spontaneamente ogni sorta di frutto.
Un giorno il titano Prometeo decise di rubare il fuoco agli dei per farne dono agli uomini.
Zeus (Giove) punì l’intera stirpe umana inviando una donna di nome Pandora insieme ad un vaso sigillato nel cui fondo vi era ogni forma di malattia e sofferenza. (FOTO 5)
Pandora, presa dalla curiosità, aprì il coperchio ed ogni forma di male usci dal vaso. Da quel momento si diffusero le malattie e gli uomini condussero un’esistenza dura e faticosa che culminava con la morte. Da quel momento nacque anche il detto “la curiosità è donna”!

Prometeo: un malato di fegato illustre
Zeus punì anche Prometeo infliggendogli un terribile supplizio: l’eroe venne incatenato sul Caucaso ed ogni giorno un’aquila gli divorava il fegato. Al termine della giornata il fegato si rigenerava ed il supplizio ricominciava. Fu questa forse la prima intuizione delle capacità rigenerative del fegato o forse Prometeo era semplicemente un malato ante litteram affetto da cirrosi epatica o da una malattia cronica del fegato. (FOTO 6)

Prometeo e la cura delle malattie reumatiche
Mentre l’acquila dilaniava il fegato del povero Prometeo, dal sangue che sgorgava a fiotti dalle sue ferite nacque un fiore, il colchico (croco caucasico).
Tale fiore fu usato da Medea per rendere invincibile Giasone e fu impiegato nell’antichità sia come veleno che come farmaco. In particolare, il medico bizantino Alessandro di Tralles (IV sec. d.C) impiegò il colchico (detto anche ermodattilo) per il trattamento dei dolori articolari.
Il colchico entrò con successo nella farmacopea dell’Ottocento per il trattamento della gotta con il nome di colchicina.

Le tre Moire e la vita dell’uomo.
Ma chi stabiliva la durata della vita dell’uomo? Questo compito spettava alle tre Moire, dette anche Parche o Kere. Cloto, la filatrice, avvolgeva con il fuso il filo della vita. Lachesi, colei che misurava la lunghezza del filo, stabiliva la durata della vita. Atropo (dal verbo α-τρεπω, colei che non si può evitare) era la più piccola ma la più terribile: era colei che recideva il filo della vita. Lo stesso Zeus, che poteva influenzare l’operato delle prime due, non poteva interferire con l’attività di Atropo.

Gli dei e la salute dell’uomo
Ma gli dei erano benevoli e non soltanto dispensatori di sofferenze e morte. Donarono all’uomo medicamenti e sostanze in grado di lenire le tribolazioni dell’esistenza.
Cibele, antica dea della natura, donò all’uomo le piante medicinali. Era (Giunone), moglie di Zeus, aiutava le partorienti e le puerpere. Afrodite (Venere), dea della bellezza, dell’amore e dei vincoli coniugali donò agli uomini gli afrodisiaci, per migliorare le prestazioni amorose: una sorta di viagra dell’antichità…(FOTO 7). Artemide (Diana) dea della castità e della caccia donò l’artemisia (pianta medicinale; da ricordare l’Artemisia absinthium con cui nell’ottocento di preparava l’assenzio), Atena la matricaria (nota come camomilla) (FOTO 8), Dioniso il vino.

Dioniso (Bacco): taglio cesareo e gravidanza ectopica
Figlio di Zeus e Semele, era il dio del vino, dei bevitori e di ogni piacere. Veniva anche detto nato due volte o nato da due madri, poiché venne estratto dall’utero della madre al sesto mese di gravidanza e proseguì la gestazione nella coscia di Zeus.
La madre di Dioniso infatti venne uccisa dalla folgore al sesto mese di gravidanza. Zeus estrasse il feto dall’utero della madre e lo cucì nella propria coscia fino al termine della gravidanza. La nascita di Dioniso rappresenta la prima descrizione di un taglio cesareo. Un secondo nato illustre da parto cesareo fu Asclepio, dio della Medicina.

Zeus e l’emicrania
Un giorno Zeus fu colpito da un violento dolore al capo, come se il suo cranio dovesse esplodere. Chiamò in soccorso Ermete (Mercurio) che a sua volta convocò Efesto (Vulcano) il fabbro degli dei. Efesto, munito di ascia, colpì con forza e provocò uno squarcio nel cranio di Zeus. Dalla ferità balzò fuori Atena, famosa appunto per essere nata dal capo di Zeus. Forse si tratta di un caso di emicrania o secondo altri del primo intervento di neurochirurgia: la trapanazione del cranio per evacuare un ematoma?

Le baccanti e gli stati di allucinatori
Le baccanti erano donne che celebravano i misteri di Dioniso (Bacco). Ebbre, scapigliate, frenetiche, al suono assordante di tamburi, flauti e piatti musicali, danzavano, dilaniavano e divoravano le carni di animali e anche di uomini, ripetendo ininterrottamente il grido “evoè”.
Si pensa che le baccanti impiegassero sostanze allucinogene. Erano spinte a comportamenti irrefrenabili, sotto l’influsso del vino e di altri eccitanti come il giusquiamo, le cui foglie provocano allucinazioni e delirio. Si cingevano il capo con ghirlande di foglie di edera oppure di lauroceraso, e ne masticavano le foglie con l’intento di raggiungere uno stato allucinatorio. E’ necessario ricordare che le bacche dell’edera (Hedera helix), pianta rampicante sempreverde, contengono un veleno, l’ hederacoside. Invece il lauroceraso, molto simile all’alloro, nelle sue foglie contiene acido cianidrico, la cui assunzione può determinare cefalea, ipossia, aritmie cardiache.

Demetra (Cerere) e l’LSD
A Eleusi ogni anno si svolgevano dei rituali segreti cui solo gli iniziati potevano prender parte: i misteri eleusini. Si trattava di celebrazioni religiose di tipo misterico in onore di Demetra, dea della delle messi, e simbolo dell’antica madre terra. (FOTO 9)
Durante i misteri eleusini, gli iniziati bevevano il ciceone (kykeon), una bevanda a base di acqua, miele, foglie di menta e orzo in sospensione. Dopo aver bevuto tale bevanda, l’iniziato aveva una terribile visione e poteva quindi conoscere i segreti che regolano la vita e la morte.
A quei tempi i cereali erano parassitati dalla Segale Cornuta (fungo ascomicete detto Claviceps purpurea). Nel micelio di tale fungo è presente un alcaloide, l’acido lisergico dotato di proprietà allucinogene. Dall’acido lisergico si può sintetizzare una potente droga allucinogena: il famoso LSD (dietilamide dell'acido lisergico), allucinogeno psichedelico.
E’ molto probabile quindi che il ciceone fosse preparato con orzo o cereali parassitati dalla segale cornuta e pertanto la bevanda poteva avere un potente effetto allucinogeno.

Apollo (Febo) e le malattie
Dio della luce, inviava terribili pestilenza se veniva offeso o se non veniva adeguatamente venerato. (FOTO 10)
Era anche considerato il dio della buona morte: ai suoi devoti inviava silenziosi ma infallibili dardi che causavano una morte rapida ed indolore. Fu maestro di medicina del centauro Chirone.
I suoi santuari erano diffusi in tutta la Grecia, ma il centro religioso più importante dell’antichità era a Delfi. (FOTO 11)
A Delfi vi era il meraviglioso tempio dedicato al dio della luce dove la Pizia vaticinava. Da tutta la Grecia giungevano per interrogare l’oracolo di Delfi. La Pizia prima di essere interrogata assumeva probabilmente sostanze psicotrope, forse anche oppio, e una volta giunta nell’antro respirava i vapori sulfurei che esalavano dalle viscere della terra: solo in quel momento cadeva in trance e proferiva l’oracolo del dio.

Melampo e la cura dell’anemia
Anche il primo ematologo della storia era greco. Si chiamava Melampo (significa “dai piedi neri”, poiché camminava senza calzari) ed era un pastore, medico, e veggente di Argo. Visse intorno al 1400 a.C.
Curò Ificle, che lamentava astenia e non poteva avere figli. Gli somministrò disciolta in acqua la ruggine raschiata da un coltello: la terapia durò per 10 giorni e il malato guarì. Si tratta probabilmente del primo esempio di cura di un’anemia da carenza di ferro.
Ma oltre ad essere un buon ematologo, Melampo conosceva anche le proprietà medicamentose delle erbe e il passaggio dei pricipi farmacologici nel latte. Guarì dalla follia le figlie di Preto re di Argo, somministrando loro latte di capra nutrita con elleboro nero.

Tantalo e la cura del sovrappeso
Tantalo re di Argo o di Corinto, per sfidare l’onniscienza di Zeus, invitò gli dei a banchetto. Tagliò a pezzi il figlio Pelope, lo fece bollire e servì le carni in tavola.
Zeus si accorse del tranello e punì Tantalo per la scelleratezza e l’empietà dimostrate: riportò in vita Pelope, distrusse il regno di Tantalo e lo condannò ad una eterna tortura: quella di essere tormentato dalla fame e dalla sete. Tantalo era legato ed immerso nell’acqua fino al mento. Proprio sopra la sua testa pendevano dai rami di un albero, freschi e maturi frutti come pere, mele, fichi e olive. Ogni volta che cercava di sfamarsi, i frutti venivano allontanati dal vento, mentre quando tentava di dissetarsi, il livello dell’acqua si abbassava ai suoi piedi. Una sorta di contrappasso per gli abusi dietetici di un re in sovrappeso?

Re Mida e il digiuno forzato
Re di Frigia, avendo dato ospitalità a Sileno, fu ricompensato da Dioniso con un dono: il suo desiderio più grande si sarebbe avverato. Mida, bramoso di ricchezze, chiese di tramutare in oro qualunque cosa avesse toccato. Il suo desiderio fu esaudito ma da quel giorno non fu più in grado né di bere né di mangiare poiché tutto ciò che toccava, anche l’acqua e il cibo, si trasformava in oro.

Erisittone e l’eccesso di appetito
Uomo ricchissimo e dispregiatore degli dei, fece abbattere gli alberi di un bosco sacro a Demetra.
Per punizione la dea gli stimolò una fame orrenda, al punto che tutte le scorte di cibo del suo regno furono consumate. Vendette tutti i suoi possedimenti e pure sua figlia; infine, divorò se stesso.

I tre grandi medici leggendari: Peone, Chirone e Asclepio
Prima della venuta di Ippocrate, primo grande medico dell’antichità e padre della medicina moderna, il medico era una sorta di stregone intermediario tra l’uomo e la divinità.
Tre grandi medici spiccano nei racconti mitologici: Peone, il Centauro Chirone e Asclepio.
Peone era il medico degli dei. Guarì Plutone da una ferita infertagli da Eracle, curò inoltre Ares e Afrodite. Scoprì una pianta dalle proprietà curative contro l’epilessia: la peonia (Peonia officinalis), pianta erbacea perenne che cresce lungo i pendii montani. Venne impiegata da Peone stesso per guarire una ferita a Plutone e per lenire i dolori del parto a Latona (madre di Apollo e Artemide). Ricordiamo che si tratta di una pianta velenosa, la cui assunzione può causare nausea, vomito, dolori addominali, aborto.
Il centauro Chirone apparteneva alla mitica stirpe dei centauri, metà uomini e metà cavalli. Era un eclettico, esperto di astronomia, musica, botanica, medicina e chirurgia. Il suo nome, Chirone, deriva dalla parola greca cheirà (Χειρά = mani), da cui derivano le parole chirurgia e chirurgo, cioè colui che opera e cura con le mani. (FOTO 12 e 13)
Nell’antichità le ulcere croniche agli arti inferiori, data la loro lentissima e difficoltosa guarigione, venivano chamate ulcere chironiane poiché solo Chirone avrebbe potuto guarirle.
Chirone utilizzava la pianta chironia, la genziana, per la cura delle ferite.
Discepoli e allievi illustri di Chirone furono grandi eroi dell’antichità come Giasone, Castore e Polluce, Eracle (Ercole), Nestore, Ulisse, Macaone e Podalirio (i medici che presero parte alla guerra di Troia), Achille, Enea ed Asclepio. Quando Chirone morì, Zeus lo tramutò nella costellazione del Sagittario.
Asclepio (Esculapio) era il figlio di Apollo e di Coronide, e nacque con parto cesareo. Sotto la guida di Chirone divenne un medico leggendario. Gli si attribuì anche il potere di resuscitare i morti. Il suo simbolo era il serpente. Imparò da Chirone l’arte di riconoscere le malattie e di curarle con le piante medicinali. Creò numerose ricette a base di erbe e introdusse la pratica dell’applicazione di bende e fasciature per il trattamento delle ferite.
La sua morte è avvolta nella leggenda. Fu ucciso da un fulmine scagliato da Zeus perché a causa delle sue cure infallibili il regno dell’oltretomba si stava spopolando: Asclepio non solo preveniva le morti, ma riportava in vita i defunti. Come riferisce Eschilo nell’Orestea, “Quel che gli estinti a vita tornar sapea, del fulmine fu percosso di Zeus”.
Si dice pure, che avesse anche resuscitato un morto dietro compenso…
Dopo che Asclepio cadde fulminato, Zeus se ne pentì e lo elevò a Dio della Medicina
Il culto di Asclepio si diffuse in tutta la Grecia a partire dal IX al V sec. a.C., sino all’Asia Minore.
I figli divennero i suoi sacerdoti e così i figli dei figli dando vita alla dinastia degli Asclepiadi, una importante corporazione di medici.
A Pergamo e Epidauro furono eretti importanti templi e centri di cura delle malattie. Ippocrate viene considerato il 17° discendente diretto di Asclepio.

Il caduceo, simbolo dei medici
Nelle statue antiche Asclepio viene rappresentato con un’espressione benevola e di profonda umanità. (FOTO 14)
Famoso è il bastone, chiamato caduceo, con un serpente arrotolato (talora sono rappresentati due serpenti), simbolo attuale della professione medica. Il serpente rappresentato è il saettone detto anche Colubro di Esculapio o Zamenis longissimu. (FOTO 15 E 16)
Da ricordare il caduceo di Hermes (Mercurio, dio che conduce le anime nel mondo dei morti e che supervisiona le transazioni commerciali), che presenta una coppia di ali all’estremità superiore.
Il significato del serpente arrotolato sul bastone ha una duplice interpretazione.
Il serpente rappresenterebbe le divinità ctonie (le divinità dell’oltretomba), mentre Asclepio con il bastone funge da tramite, appunto, tra il mondo dei morti e quello dei vivi.
Un’altra interpretazione è legata al fatto che nell’antichità era molto frequente un’infestazione parassitaria chiamata dracunculosi o dracontiasi. Il Dracunculus medinensis è un nematode che parassita piccoli crostacei del genere Cyclops presenti nell’acqua dolce. Se l’uomo beve l’acqua infetta, viene a sua volta parassitato dal Dracunculus, che tende a localizzarsi nei tessuti sottocutanei degli arti inferiori. Tale nematode è diffuso nelle regioni rurali dell’Africa e del Medio Oriente. Per estrarre la femmina adulta di Dracunculus medinensis, lunga da 30 cm a 1 metro, veniva praticata un’incisione nella cute e, con un bastoncino, si avvolgeva il parassita sino ad estrarlo per intero. Era una procedura molto delicata e che richiedeva diversi giorni. Questa tecnica è usata ancor oggi nelle regioni rurali dove il parassita è endemico.

Conclusioni
Le interpretazioni in chiave medica dei fatti narrati nei miti greci possono far sorridere e talora possono destare qualche perplessità. Tuttavia riteniamo che un tale approccio, anche se apparentemente atipico, possa essere valido per avvicinarsi alla lettura dei classici e soprattutto per sottolineare l’importanza della Storia della Medicina, disciplina che ancora oggi ha scarso spazio nel corso degli studi universitari.
Ricordiamo che la maggior parte delle malattie e delle cause di morte nell’antica Grecia erano dovute a traumatismi, ferite di guerra, avvelenamenti, forme carenziali, epidemie. Pressochè sconosciute erano le malattie del benessere.
Gli dei infliggevano agli uomini sofferenze, malattie e morte a titolo di punizione. Il medico-sacerdote era solo un intermediario che doveva attenuare l’intensità della punizione divina. Solo chi era caro agli dei riceveva una morte istantanea, senza sofferenza e soprattutto in giovane età.

Nota: le divinità sono menzionate con il nome greco; tra parentesi è riportato il nome latino.



Bibliografia essenziale
Apollodoro, Biblioteca, Mondadori
Esiodo, Le opere e i giorni, Mondadori
Inno omerico a Demetra
Omero, Iliade e Odissea, Einaudi
Eroi e Dei dell’antichità, Electa
Robert Graves, Miti Greci, Longanesi
Raffaele Cantarella, Poeti Greci, Rizzoli

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